Numerose evidenze scientifiche confermano che l’esercizio fisico regolare, personalizzato e supervisionato, è in grado di indurre cambiamenti neuroplastici favorevoli: in tal modo migliorano non solo i sintomi motori ma anche l’equilibrio, la velocità, la stabilità posturale e, aspetto non trascurabile, la qualità della vita percepita. Attività aerobiche, esercizi di rinforzo, coordinazione, stretching e training dell’equilibrio, se eseguiti in modo continuativo, sono in grado di rallentare la disabilità funzionale e prevenire il declino motorio.
L’approccio fisioterapico con il Parkinson deve essere altamente personalizzato, dinamico e adattato al decorso clinico del paziente. In fase iniziale, l’obiettivo sarà principalmente preventivo e volto al mantenimento delle abilità funzionali; nelle fasi più avanzate, il lavoro si concentra sulla compensazione, la prevenzione delle cadute, la conservazione dell’autonomia residua e la facilitazione della partecipazione alle attività della vita quotidiana.
L’attività fisica non è dunque da considerare solo un complemento "utile", ma una vera e propria terapia non farmacologica, con effetti misurabili e documentabili. In questo contesto, il ruolo del fisioterapista diventa centrale: è il professionista in grado di valutare le capacità motorie residue, individuare gli obiettivi riabilitativi e costruire un percorso terapeutico sostenibile, motivante e sicuro.
Muoversi è molto più che esercitare il corpo: è stimolare la mente, sostenere l’umore, rafforzare l’identità personale e contrastare l’isolamento sociale. Per questo, il nostro invito, rivolto a pazienti e ai familiari, è quello di riconoscere nell’attività fisica un alleato imprescindibile nel percorso con il Parkinson. Iniziare, e soprattutto continuare, a muoversi fa davvero la differenza.
Dott. Paolo Gandolfo, fisioterapista e osteopata
Dott.ssa Chiara Granifero, fisioterapista e osteopata
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